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Rime - Francesco Berni

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1969, Einaudi

collana: NUE - Nuova Universale Einaudi - 103
BUONE CONDIZIONI

Francesco Berni nacque a Lamporecchio val di Nievole, un paesino in provincia di Pistoia, intorno al 1497. Figlio di un notaio studiò a Firenze e nel 1517 fu a Roma presso il cardinal Bibbiena, che era suo lontano parente. Nel 1522, con lâ€(TM)elezione al soglio pontificio dellâ€(TM)olandese Adriano Florensz (Adriano VI), contro il quale aveva lanciato feroci satire, dovette lasciare Roma. Tornò a Firenze dove prestò servizio prima da Giovanni Matteo Gilberti, poi â€" nel 1532 â€" dal cardinale Ippolito Medici. Nel 1535 morì, forse avvelenato, perché pare coinvolto in un intrigo di corte.
La sua opera non è molto ampia: scrisse dei Carmina in latino piuttosto convenzionali, rime dâ€(TM)occasione e sonetti dâ€(TM)argomento diverso. Scrisse anche scherzi scenici come La Catrina (1516), Dialogo contra i poeti (1526), un rifacimento dellâ€(TM)”Orlando innamorato” di Boiardo (1524-31).
Divenne famoso soprattutto grazie ai 32 Capitoli, ragionamenti satirici in terzine, scritti in diversi tempi: furono pubblicate in edizioni poco accurate a partire dal 1537, e per intero solo nel 1885; piuttosto frizzanti le Lettere, pubblicate nel 1885.
Il Berni fu un poeta atipico, infatti, la sua scrittura si contraddistingue da una scanzonata, ma a volte crudele, rappresentazione degli aspetti ripugnanti e ridicoli della vita umana e della realtà: la peste, lâ€(TM)abbuffarsi, lâ€(TM)orinale, i debiti e persino il caldo del letto sono solo alcuni dei suoi argomenti poetici.
Berni fa un uso raffinato e mai volgare del verso aspro, arricchito da un lessico brillante e vivace.
Fu un vero maestro della poesia burlesca e satirica, tanto che da lui derivò un genere letterario, il “capitolo bernesco” e la poesia “bernesca”, che ebbe molti seguaci fino al XIX secolo.

Copertina rigida
Rilegatura a filo
Introduzione di Giorgio Barberi Squarotti
Firma di appartenenza cancellata

pp. 214

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