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Renato Fucini Racconti, Edizioni Paoline 1^ Edizione 1989

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Renato Fucini
Racconti

Introduzione nota e nota bibliografica
Di Virginia Galante Garrone

Note e guida alla lettura
di Giovanni Meriana

Edizioni Paoline
1^ Edizione 1989

Copertina plastificata, pagine 187
Formato cm. 13,5X21

Condizioni: OTTIMO pari al nuovo

Renato Fucini (Monterotondo Marittimo, 8 aprile 1843 - Empoli, 25 febbraio 1921) è stato uno scrittore italiano, noto anche con lo pseudonimo e anagramma di Neri Tanfucio.
Figlio di Giovanna Nardi e di David Fucini, un medico della commissione governativa delle febbre malariche, trascorse gli anni della fanciullezza a Campiglia Marittima, in Maremma. Frequentò le scuole elementari dai Barnabiti a Livorno. Difficoltà finanziarie spinsero la famiglia a ritirarsi nell'abitazione avita di Dianella. In seguito, quando il padre ottenne la condotta a Vinci, Renato poté studiare privatamente a Empoli. Nel 1863 si laureò in Agraria all'Università di Pisa, dopo aver lasciato gli studi in Medicina, e iniziò a lavorare come aiuto nello studio tecnico di un ingegnere fiorentino. Nello stesso periodo cominciò a frequentare uno storico locale, oggi scomparso, il Caffé dei Risorti dove, prendendo spunto da vari episodi tragicomici narrati da alcuni frequentatori, iniziò a comporre sonetti.
Grazie a questi componimenti cominciò a farsi conoscere come poeta e nel 1871 uscirono i suoi "Cento sonetti in vernacolo pisano". Esordì come prosatore nel 1877 con un reportage su Napoli ("Napoli a occhio nudo: Lettere ad un amico"). In seguito al successo letterario, si dedicò all'insegnamento diventando professore di Belle Lettere a Pistoia e successivamente ispettore scolastico. A quest'ultima attività sono legate le novelle della raccolta "Le veglie di Neri: paesi e figure della campagna Toscana" (1882)[1], ambientate prevalentemente in Maremma, come pure le successive raccolte "All'aria aperta" e "Nella campagna toscana". I motivi prediletti sono quelli della vita agreste nelle zone che Fucini conosceva meglio: la Maremma e i borghi dell'Appennino pistoiese.
Dopo aver lavorato alcuni anni presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze, nel 1906 fu messo in pensione, trascorrendo gli ultimi anni della sua vita tra la residenza di Dianella e quella di Castiglioncello, intrattenendo fitti e stretti legami con amici ed ex colleghi. Nel 1916 venne eletto socio dell'Accademia della Crusca [2]. La morte lo colse il 25 febbraio del 1921. L'ultima opera curata dall'autore, edita poco dopo la sua morte, "Acqua passata: storielle e aneddoti della mia vita" (1921), contiene degli scritti brevissimi generalmente autobiografici.

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