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La coscienza di Zeno, Italo Svevo, Garzanti 1^ ediz. 1985.

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Italo Svevo

La coscienza di Zeno

Introduzione di Gabriella Contini
Presentazione di Eduardo Saccone

Collana "I grandi libri Garzanti"

Garzanti Editore
1^ edizione gennaio 1985

Copertina morbida illustrata "particolare di ritratto di Ettore Schmitz con ortensia di Umberto Veruna", pagine 425, formato cm. 11X18

Stato di conservazione: NUOVO DA LIBRERIA

Scritto all'indomani della prima guerra mondiale e pubblicato nel 1923, La coscienza di Zeno dev'essere considerata una pietra miliare della nostra cultura letteraria. Vi si narra la storia della vita di un uomo, Zeno Cosini, che «si crede un malato eccezionale di una malattia a percorso lungo», come dice lo stesso Svevo, cioè la storia della snervante lotta ingaggiata da Zeno con la sua coscienza. È l'ingresso prepotente della psicoanalisi nella letteratura.

Invece la morte di mio padre fu una vera, grande catastrofe. Il paradiso non esisteva più ed io poi, a trent'anni, ero un uomo finito. Anch'io! M'accorsi per la prima volta che la parte più importante e decisiva della mia vita giaceva dietro di me, irrimediabilmente. Il mio dolore non era solo egoistico, come potrebbe sembrare da queste parole. Tutt'altro! Io piangevo lui e me, e me soltanto perché era morto lui.

Ettore Schmitz, alias, Italo Svevo nato nel 1861 a Trieste da madre ebrea e da padre tedesco, agiato commerciante nel settore vetrario, viene messo in collegio in Baviera e si appassiona alla letteratura tedesca.
Tornato in Italia a 17 anni per completare gli studi, si iscrive all'Istituto superiore di commercio di Trieste,
Nel 1880, in seguito al fallimento dell'industria paterna, abbandona gli studi ed entra come impiegato alla viennese Banca Union, dove resterà vent'anni, ma nelle ore libere dal lavoro si dedica allo studio del violino e, soprattutto la notte, a scrivere.
Nel 1892 pubblica a sue spese il romanzo "Una vita" con lo pseudonimo Italo Svevo, pseudonimo che accosta le due culture e le due lingue dell'autore il tedesco e l'italiano.
Il libro guadagna qualche segnalazione, ma passa sostanzialmente inosservato.
Nel 1896 sposa una cugina, Livia Veneziani, figlia di un ricco industriale e l'anno dopo nasce la figlia Letizia.
Nel 1898 esce il secondo romanzo, "Senilità", sempre a spese dell'autore ed inosservato come il precedente, scrive novelle e testi teatrali che forse nessuno leggerà, incurante del mancato successo.
Nel 1899 entra come socio nella ditta commerciale del suocero di cui assume poi la direzione e visita per lavoro e risiede a lungo in l'Inghilterra, Francia e Germania.
Nel 1906 s'iscrive alla Berlitz School per migliorare il suo inglese, che gli è necessario nei rapporti di lavoro e conosce un insegnante irlandese eccezionale: James Joyce.
Presto le lezioni diventeranno private: non si fa cenno alla grammatica, ma si parla soprattutto di letteratura e, su insistenza di Joyce, Svevo gli dà i suoi romanzi, che vengono giudicati positivamente.
Fra il 1908 e il 1910 Svevo legge Freud e si interessa di psicoanalisi, ma non è solo un interesse teorico c'è quello pratico: per valutare l'opportunità di far curare un suo parente tiene una corrispondenza con in medico collaboratore di Freud. Non ha molta fiducia nell'applicazione terapeutica della psicoanalisi e scrive che Freud è più importante per i romanzieri che per gli ammalati.
Nel 1919 inizia a scrivere La coscienza di Zeno che viene pubblicato, sempre a spese dell'autore, nel 1923.
L'anno dopo Joyce, che si è trasferito a Parigi e che è entusiasta del libro, ne parla ai suoi amici e viene deciso il "lancio" di Svevo in Francia.
Nel 1927 "La coscienza di Zeno" viene tradotto in Francia e Svevo si batte per l'affermazione dei primi due romanzi, mentre pubblica "Vino generoso" (1927) ed "Una burla riuscita" (1928).
Nel marzo del 1928 al Pen Club di Parigi viene organizzato per lui un omaggio celebrativo, con la presenza di oltre cinquanta intellettuali europei, fra i quali Joyce, ma un banale incidente automobilistico lo ferma nel pieno della fama attesa da trent'anni: Svevo muore nel settembre del 1928 a Motta di Livenza (Treviso).
Molte sue opere sono strate pubblicate postume :"La novella del buon vecchio e della bella fanciulla" (1930), "Corto viaggio sentimentale" (1949), "Saggi e pagine sparse" (1954)," Le Commedie" (1960) composte da sei testi.

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