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LA CAPANNA DELLO ZIO TOM, H. B. STOWE, 1^ ediz. AMZ 1970.

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LA CAPANNA DELLO ZIO TOM
Uncle Tom's Cabin or Life Among the Lowly

HARRIET BEECHER STOWE

Traduzione e adattamento di A. M. Meregalli
Illustrazioni di Gizeta
Copertina di I. Gongalov

PRIMA EDIZIONE
AMZ EDITRICE MILANO
1970

Collana 3 cavallini
N. 5

Copertina rigida plastificata, pagine 125, formato cm. 15,5X22,5

Stato di conservazione ottimo come da foto

La capanna dello zio Tom (titolo originale Uncle Tom's Cabin or Life Among the Lowly) è un romanzo anti-schiavista scritto dall'americana Harriet Beecher Stowe. Pubblicato nel 1852, in seguito ad un atto legislativo promulgato nel 1850, il Fugitive Slave Law, che decretava un dovere la denuncia degli schiavi fuggiti e la restituzione ai proprietari, il romanzo ebbe un profondo effetto sugli atteggiamenti nei confronti degli afro-americani e la schiavitù negli Stati Uniti e rese più acuto il conflitto che condusse alla guerra civile americana.
Stowe, un'attiva abolizionista, focalizzò il romanzo sul personaggio di Zio Tom e sulla lunga sofferenza degli schiavi neri attorno alla quale si intrecciano le storie di altri personaggi. Il romanzo raffigura la crudele realtà della schiavitù e afferma che l'amore cristiano può superare la distruzione e la riduzione in schiavitù di altri esseri umani.
La capanna dello Zio Tom è stato il romanzo best-seller del XIX secolo e molti critici ritengono che esso possa aver alimentato la causa abolizionista del 1850. Nell'anno successivo alla sua pubblicazione, 300.000 copie del libro sono state vendute solo negli Stati Uniti. Il figlio dell'autrice scrisse che quando Abraham Lincoln incontrò la Stowe all'inizio della guerra civile americana dichiarò: Allora questa è la piccola signora che ha scatenato questa grande guerra.[1]
Il libro, soprattutto per i luoghi dove è ispirato, ha anche contribuito a creare una serie di stereotipi sui neri, molti dei quali durano ancora.

Harriet Elizabeth Beecher Stowe (Litchfield, 14 giugno 1811 - Hartford, 1 luglio 1896) è stata una scrittrice statunitense.
Figlia di un ministro calvinista e pastore congregazionista Lyman Beecher, fu allevata con i suoi nove fra fratelli e sorelle, in un'atmosfera di grande religiosità. Nel 1832 il reverendo Beecher si trasferì a Cincinnati, vicino al confine dell'Ohio, per fondarvi un seminario, e vi condusse i figli. Nel 1836 la giovane sposa un collega del padre, Calvin Stowe, eccentrica figura di teologo; il matrimonio sarà allietato da una numerosa prole.
Nonostante gli impegni familiari, Harriet, su cui il nativo New England esercita un invincibile, nostalgico fascino, comincia a scrivere. Esordisce con una serie di bozzetti su «scene e tipi fra i discendenti dei Padri Pellegrini»; questi contributi saranno raccolti e pubblicati nel 1843 sotto il titolo di Mayflower. Seguono alcune operette di economia domestica, raccolte di canzoni e racconti popolari del New England e altri brevi scritti d'occasione. Nel corso di quegli anni la Stowe comincia a nutrire accese simpatie per il movimento antischiavista, sostenuto anche dal padre e dalla cognata, Catherine Beecher. Nel 1850, di ritorno nella Nuova Inghilterra, Harriet, vivamente colpita da una lettera di Catherine, decide di scrivere un romanzo che illustri le tristi condizioni degli schiavi. Tornata nell'Est, pubblicò a puntate sul "National Era"[1] il romanzo La capanna dello zio Tom (Uncle Tom's cabin, 1852) che ebbe una immensa popolarità ed ebbe un ruolo importante nel promuovere la causa abolizionista. Tra i romanzi successivi, che non ebbero la grande notorietà del primo, si ricordano: Dred, racconto della palude desolata (Dred: a tale of the great dismal swamp, 1856) mediocre continuazione de La capanna dello zio Tom, Cittadini d'altri tempi (Oldtown folks, 1869).

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