Libero, veloce, amichevole

Senza numero civico, Gianni Paris, Edizioni Pendragon 2004.

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Gianni Paris

senza
numero
civico

Edizioni Pendragon 2004
Pagine 230, formato cm. 14X21

Stato di conservazione: NUOVO

Questo romanzo, "Senza numero civico" (Pendragon), è ambientato in un paesino - Case Sparse - fatto di asfalto e capannoni industriali.

Gianni Paris ha scritto un romanzo asciutto e tagliente che fila veloce e non si intoppa. Paris mette sul fuoco la carne giusta, i dialoghi arrivano quando devono arrivare e i personaggi funzionano bene. C'è poi il luogo, l'ambientazione: "Case sparse", piccolo borgo dove l'asfalto scorre fra il cielo e il grigio dei capannoni industriali. Il titolo del romanzo è "Senza numero civico", titolo che a lettura conclusa dice molto proprio perché all'inizio dice poco: gioco delle parti in gioco, gioco che va oltre la semplicità di un titolo per scendere là dove è importante andare a guardare. Luigi Malerba: "il luogo delle finzioni propone verità"; perciò la scrittura come perlustrazione e perquisizione. Per Paris la penna è un mezzo che per il lettore funziona come uno strumento: occhiali buoni per sbirciare dietro i muretti della commedia umana, per vedere che le ferite sanguinano e che la spazzatura del quotidiano è più puntuale del giornale del mattino: che si osservi l'attiguo-contiguo (ig)noto, insomma. La famiglia in stile Mulino Bianco non esiste, o se esiste è comunque rara: una mosca bianca nella cittadella dell'oggi, dove la vita ha un prezzo che come ogni prezzo si paga. Com'è che finisce quel racconto di Soldati? "La prima carta che mi venne fu proprio quella: lo scheletro curvo e falciante, tarocco numero tredici". Ecco, appunto. Mettiamo un punto per andare al punto. La morte di "Senza numero civico" non è soltanto la morte-morte, quella che arriva o quella provocata (che comunque c'è); la morte di "Senza numero civico" è quella invisibile e permeante che si rivela consustanziale a un paese ("Case sparse") che è anzi tutto un luogo-bara: un luogo di sdoppiamento e alterità, un luogo di svuotamento e marcescenza, il mallo che si (s)chiude nei suoi errori-orrori sferzato da uno scirocco che screpola e sfalda. "Senza numero civico" è un romanzo di cose che sembrano e non sono e di cose che sono e non sembrano. Dietro le tendine ricamate può nascondersi l'attimo-catapulta che rimischia le carte e che in un convertire-pervertire cambia per sempre le rotte. Uno più uno a un certo punto deve per forza fare due. E allora basta, che (si) (ri)inizi (dal)la fine, che si (ri)inizi con una fuga. Poi tutto rimanga come è apparso e come non è stato. Certe verità restano sospese nelle intercapedini perché i lembi estremi vanno chiusi tra parentesi. E la vita - come diceva Borges - è davvero piena di pudori, come un delitto.

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