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Piccole nature morte al lavoro - yves pages - bollati boring

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Titolo: PICCOLE NATURE MORTE AL LAVORO

Autore: YVES PAGES

Editore: BOLLATI BORINGHIERI - Variantine

Anno: 1a EDIZIONE - Giugno 2000

ISBN: 9788838920554

Note: FUORI CATALOGO.

CONDIZIONI OTTIME, solo lievi segni d'uso in sovracopertina, leggera consunzione degli spigoli in corrispondenza della piega delle alette e del dorso; disponibili foto. RILEGATO CON COPERTINA MORBIDA E SOVRACOPERTINA INCOLLATA SUL DORSO.

Traduzione di Andrea MICHLER - Formato 11,5 x 17,7 x 0,8 - Pagine 120 - Prezzo di copertina £. 18.000 / ? 9,30

Piccole Nature Morte al Lavoro non è un film, ma un sottile libricino di racconti che per struttura, omogeneità e per il fil rouge che li lega ricorda da vicino una raccolta di piccoli cortometraggi, spezzoni di filmato, a tratti poco più di un collage di istantanee tenute ferme da una graffetta, tutti imperniati sulla condizione umana nell'attuale mondo del lavoro postmoderno.

Una parata di McJob, di lavori temporanei, di stuazioni lavorative alienanti o semplicemente grottesche, dipinti con un tratto ironico in superficie, ma marcatamente venato di un humor nero e sarcastico che molto sembra concedere al cinico. Il campionario di border people metropolitani è completo: la ragazza che compila sondaggi falsi al bar, il galeotto che tenta di evadere coi i premi delle raccolte punti, il lavoratore part-time a Eurodisney, il minatore nostalgico, la maestra esaurita nel giorno della vittoria francese ai mondiali di calcio, il vigilante notturno di sistemi video a circuito chiuso... Quello che nel rovescio di copertina viene definito un mondo in cui inedite forme d'iniziativa e di solidarietà contrastano l'inaudita durezza dei rapporti di sfruttamento e di esclusione è in realtà un mondo costruito per avvisare il lettore della perdita sociale di un orizzonte. Una forma tragicomica di meta-sindacalismo.

Quella che per Douglas Coupland è una Generazione X di disincantati smarriti in fuga diventa, in queste pagine, una fetta di popolazione dai passi sì incerti e confusi, ma totalmente imprigionata in un meccanismo di cui non ha la chiave. Un meccanismo di cui forse non ha neppure cosienza da cui non è in grado di fuggire verso il deserto.

Fintamente leggera, l'opera di Yves Pagès è ben lontana dalla vacuita e sebbene si possa tranquillamente leggere in una giornata si lascia digerire in un tempo assai maggiore.

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