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Medaglia Fascista Impero Coloniale AOI 1935 Camicie Nere Rara

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Tipologia : Militaria

Cedo una bellissima e molto rara Medaglia di epoca fascista emesso in onore delle Camicie Nere operanti nell'Africa Orientale Italiana (AOI). Al dritto la figura di una Camicia nera in divisa coloniale che spezza le catene di una ragazza abissina sullo sfondo un paesaggio a sinistra il nome, in incuso, del produttore JOHNSON a destra la scritta dell'incisore, sempre in incuso, MONTI. Al rovescio la Lupa Capitolina allattante i Gemelli Romolo e Remo andante verso sinistra e poggiante su un fascio littorio alle sue spalle labari e bandiere in alto la scritta PER LA CIVILTA' DEL MONDO PER LA MAGGIOR GRANDEZZA D'ITALIA A XIII E.F. (su tre righe) diametro notevole 4,4 cm, peso 36 grammi, coniata in bronzo . Si tratta di un medaglia non portativa in quanto privo di appiccagnolo. La medaglia è catalogata al numero del tredicesimo anno dell'era fascista del volume "25 Anni di Storia - Medaglie e Decorazioni Mussoliniane" di Gianfranco Casolari.
L'iconografia del dritto sembrerebbe alludere alla famosa canzonetta "Faccetta Nera" che celebra l'unione del popolo abissino con quello italiano come si può capire dalle ultime parole della canzone. Nel 1935, mentre lo Stato maggiore dell'Esercito italiano prepara le operazioni militari in Abissinia, iniziano ad essere pubblicate notizie relative allo sfruttamento della schiavitù cui era sottoposta la popolazione abissina, ed è appunto la liberazione dalla schiavitù il tema che la propaganda italiana vuole attribuire all'occupazione dell'Etiopia. Il poeta romano Renato Micheli, in seguito alla lettura di tali notizie, scrive una composizione in romanesco con l'intenzione di presentarla al Festival della canzone romana del 1935. Il Festival aveva una gloriosa tradizione, essendo stato ideato nel lontano 1891 all'interno del locale Facciafresca a San Giovanni; la canzone vincente della prima audizione fu Le streghe interpretata dalla voce potente e quasi baritonale di Leopoldo Fregoli. Si può affermare, quindi, che il brano fosse una canzone scritta in romanesco frutto di ingenui e scherzosi intenti di decantare il colonialismo italiano fascista nell'Africa orientale, esaltando la missione civilizzatrice di Roma con toni anche un po' spiritosi. Al Festival non se ne fa nulla, ma poco tempo dopo la canzone viene musicata dal maestro Mario Ruccione e conosce l'onore della ribalta al teatro Capranica, grazie all'interpretazione di Carlo Buti. Al cinema-teatro Quattro Fontane di Roma, Faccetta nera viene cantata dalla compagnia della Fougez. In scena compare in catene una giovane di colore, poi arriva la Fougez nelle vesti dell'Italia che la libera e le fa indossare una camicia nera. La canzone viene inserita in molte riviste dell'epoca diventando popolarissima, specie sulla bocca delle truppe in partenza per l'invasione dell'Abissinia. In ogni caso, questa versione avrebbe già subito dei ritocchi rispetto a quella originale, che conteneva il verso «vendicheremo noi sullo straniero/ i morti d'Adua e liberamo a te», non gradito al regime fascista in quanto riportava all'attenzione la disfatta italiana di Adua (nel 1896). I versi vennero cambiati col più generico «vendicheremo noi camicie nere/ l'eroi caduti e libberamo a te». Il Ministero della Cultura Popolare, insoddisfatto e fremente per la stesura del testo, a causa dell'ammiccamento a rapporti interrazziali visto che definiva "romana" una ragazza etiope e per il senso troppo spiritoso di alcune parole, la censurò (sebbene le leggi razziali non fossero in vigore), perché in evidente contrasto con i pregiudizi razziali che, ancora negli anni '30 e fino agli anni '60, erano presenti nelle opinioni comuni di uomini e governi. In relazione anche al momento storico, delicato e drammatico, il Ministero pretese, tempestivamente, di modificare il testo per ben altre due volte, alterando notevolmente il senso e il significato della canzone, che venne così trasformata in un più rassicurante, per il regime, inno di conquista e di sottomissione degli abissini, notevolmente meno tollerante e scherzoso dell'originale. Infine, vennero eliminate pure tutte le parole e le inflessioni dialettali

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