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Capo Matapan Cartolina Postale per le Forze Armate marzo 1941

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Girolamo Esposito

Grado: S.C. Cannoniere

Anno: 22 marzo 1941

Stato: buono stato complessivo.

Nota: Autografata, timbrata, e Verificata per censura.

La fotografia riproduce il fronte della cartolina. Disponibile anche il verso con il testo della lettera.

Contenuto: La lettera, autografa, assai breve - quasi una certificazione di stato in vita - è stata scritta, in un italiano approssimativo, il 22 marzo 1941 ed aveva come destinatario il signor Enrico Esposito, padre del mittente.
La lettera è stata scritta e spedita quattro giorni prima che - così confermano le fonti - il cacciatorpediniere Carducci salpasse dal porto di Taranto destinata a partecipare allâ€(TM)operazione «Gaudo», poi sfociata nella battaglia di Capo Matapan.
Durante questa storica battaglia - combattuta nelle acque a sud del Peloponneso, fra lâ€(TM)isolotto di Gaudo e Capo Matapan - lo stesso 28 marzo, alle 23.45, il Carducci, centrato e devastato dalle salve delle corazzate britanniche, fu abbandonato dai superstiti; il cacciatorpediniere britannico Havock ne avvistò il relitto in fiamme e alla deriva e lo finì lanciandogli un siluro, che lo fece saltare in aria.
Complessivamente, dei i 204 uomini che formavano lâ€(TM)equipaggio del Carducci, 169 morirono o risultarono dispersi e 35 (incluso il comandante Ginocchio) furono tratti in salvo nei giorni del 2 e del 3 aprile.
Dalla mia ricerca sono riuscito a sapere che il S.C. cannoniere Esposito non era nel gruppo dei superstiti.

Cacciatorpediniere Carducci, Storia: (da Wikipedia) Allâ€(TM)ingresso dellâ€(TM)Italia nel secondo conflitto mondiale si trovava inquadrato nella IX Squadriglia Cacciatorpediniere, insieme ai gemelli Alfieri, Oriani e Gioberti.
Alle due di notte del 12 giugno 1940 salpò da Taranto, insieme ai gemelli, alla I Divisione (incrociatori pesanti Zara, Fiume e Gorizia), alla VIII Divisione (incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi) ed alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere (Da Recco, Pessagno, Usodimare) per pattugliare il Mar Ionio.
Il 2 luglio fu inviato, insieme ai gemelli, alla I Divisione (Zara, Fiume, Gorizia), agli incrociatori leggeri Bande Nere e Colleoni ed alla X Squadriglia Cacciatorpediniere (Maestrale, Grecale, Libeccio, Scirocco) a fornire scorta indiretta ad un convoglio che stava rientrando dalla Libia (convoglio composto dai trasporti truppe Esperia e Victoria, con la scorta delle torpediniere Procione, Orsa, Orione e Pegaso, in navigazione da Tripoli a Napoli).
Nel pomeriggio del 7 luglio uscì in mare insieme ai gemelli ed al resto della II Squadra Navale â€" incrociatore pesante Pola, Divisioni incrociatori I, II, III e VII per un totale di 11 unità e squadriglie cacciatorpediniere X, XI, XII e XIII â€" che poi si unì alla I Squadra e partecipò alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio: durante il ripiegamento della flotta italiana in tale scontro, la IX Squadriglia fu la prima formazione di cacciatorpediniere, tra quelle inviate allâ€(TM)attacco, a lanciare i propri siluri â€" cinque in tutto, da 13.500 metri â€", senza però metterli a segno.
Tra il 30 luglio ed il 1º agosto fornì scorta indiretta â€" insieme ai gemelli, agli incrociatori Pola, Zara, Fiume, Gorizia, Trento, Da Barbiano, Di Giussano, Eugenio di Savoia, Duca degli Abruzzi, Attendolo, Montecuccoli ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere XII, XIII e XV per un totale di 11 unità â€" a due convogli per la Libia, che videro in mare complessivamente 10 mercantili, 4 cacciatorpediniere e 12 torpediniere.
Intorno a mezzogiorno del 27 novembre salpò da Napoli insieme al Pola, alla I Divisione (Fiume e Gorizia) ed alle altre unità della IX Squadriglia, prendendo poi parte allâ€(TM)inconclusiva battaglia di Capo Teulada.
Nel dicembre 1940 bombardò, unitamente allâ€(TM)Alfieri ed al Gioberti, le posizioni costiere dellâ€(TM)Albania e della Grecia in appoggio alle operazioni del Regio Esercito in quei territori.
Il 6 gennaio 1941 bombardò, insieme allâ€(TM)Alfieri, al Gioberti, al cacciatorpediniere Fulmine (temporaneamente aggregato alla IX Squadriglia) ed alla XIV Squadriglia Torpediniere (Partenope, Pallade, Altair, Andromeda), le installazioni militari greche a Porto Palermo, in Albania.
Alle undici del 26 marzo salpò da Taranto (al comando del capitano di fregata Alberto Ginocchio) con i gemelli e con la I Divisione (Zara, Pola, Fiume), aggregandosi poi alla squadra navale â€" corazzata Vittorio Veneto, Divisioni incrociatori III (Trento, Trieste, Bolzano) e VIII (Garibaldi e Duca degli Abruzzi), Squadriglie cacciatorpediniere XIII (Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino), XVI (Da Recco, Pessagno), XII (Corazziere, Carabiniere, Ascari) â€" destinata a partecipare allâ€(TM)operazione «Gaudo», poi sfociata nella battaglia di Capo Matapan.
Nel corso di tale battaglia il Pola, nella serata del 28 marzo, fu immobilizzato da un aerosilurante. Su ordine dellâ€(TM)ammiraglio Angelo Iachino, comandante della formazione, lâ€(TM)intera I Divisione e la IX Squadriglia furono inviate in soccorso alla nave immobilizzata, ma quando, alle 22.27, le navi giunsero nei pressi del Pola, furono sorprese dalle corazzate britanniche Barham, Valiant e Warspite, che le cannoneggiarono con le loro artiglierie: furono affondati lo Zara, il Fiume, lâ€(TM)Alfieri ed, in un secondo tempo, anche il Pola (silurato da cacciatorpediniere britannici). Nel combattimento il Carducci â€" che era la penultima unità della fila, preceduto dal Gioberti e seguito dallâ€(TM)Oriani â€" si lanciò contro le navi britanniche, emettendo cortine fumogene nellâ€(TM)inutile tentativo di coprire gli incrociatori, permettendo però così allâ€(TM)Oriani ed al Gioberti di ripiegare e scampare al massacro. Poco dopo â€" alle 23.45 â€" il Carducci, centrato e devastato dalle salve delle corazzate britanniche, fu abbandonato dai superstiti; il cacciatorpediniere britannico Havock ne avvistò il relitto in fiamme e alla deriva e lo finì lanciandogli un siluro, che lo fece saltare in aria.
I sopravvissuti allâ€(TM)affondamento, parte in acqua e parte a bordo di zatterini, rimasero in mare per diversi giorni e in gran parte morirono; contribuì a limitare le perdite lâ€(TM)operato del comandante Ginocchio, che tenne insieme i superstiti e cercò di evitare che la follia e lo sconforto potessero coglierli, facendo cantare e recitare la preghiera del marinaio.
Alle 14.12 del 2 aprile la nave ospedale Gradisca, mandata a soccorrere i naufraghi delle navi affondate nella battaglia, avvistò in posizione 35°56â€(TM) N e 21°14â€(TM) E due zattere, recuperando da esse in tutto 21 superstiti del Carducci. Tra le 12.38 e le 14.06 del 3 aprile la Gradisca individuò e soccorse altre quattro zattere del Carducci, traendo in salvo in tutto 14 uomini.
Complessivamente, dei i 204 uomini che formavano lâ€(TM)equipaggio del Carducci, 169 morirono o risultarono dispersi e 35 (incluso il comandante Ginocchio) furono tratti in salvo.
Il Carducci aveva svolto in tutto 38 missioni di guerra (7 con le forze navali, 3 di bombardamento controcosta, 4 di scorta convogli, 7 addestrative e 17 di altro tipo), percorrendo complessivamente 14.856 miglia e trascorrendo un solo giorno ai lavori.

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